Omeostasi corporea

Omeostasi

L’omeostasi[1] è una delle caratteristiche peculiari degli organismi viventi. Il termine omeostasi definisce la capacità di autoregolazione degli esseri viventi; importantissima per mantenere costante l’equilibrio dell’ambiente interno in relazione alle variazioni dell’ambiente esterno (concetto di equilibrio dinamico)

Il termine omeostasi deriva dalla fusione di due parole greche, òmoios, simile e stasis, posizione”. Padre di questo neologismo fu Walter Cannon, che riprese i concetti di Claude Bernard[2], secondo cui “tutti i meccanismi vitali, per quanto siano vari, non hanno altro che un fine costante: quello di mantenere l’unità delle condizioni di vita dell’ambiente interno“.

L’omeostasi corporea è un indice soggettivo di equilibrio dinamico e rappresenta tutte le variabili chimiche e fisiche, termiche, elettromagnetiche ed osmotiche che caratterizzano tutti i liquidi organici: intra ed extra-cellulari, del tessuto linfatico e del torrente sanguigno. Le condizioni chimico-fisiche di questi liquidi determinano il funzionamento delle reazioni del metabolismo corporeo.

Per esempio, la temperatura centrale del nostro organismo viene mantenuta su valori costanti  di circa 37°C nonostante le variazioni ambientali, il pH del sangue deve essere lievemente alcalino (7,4); oscillazioni troppo ampie, quando superano ± 0,4 punti, possono determinare patologie anche gravi (coma acidosico e tetania alcalosica).

Il mantenimento dell’omeostasi avviene attraverso un sistema di  circuito a retrazione o feedback che, in risposta alla variazione iniziale, producono reazioni omeostatiche, ovvero eventi biologici, generalmente opposti (feedback negativo), atti a mantenere l’equilibrio interno. Per un buon funzionamento dei meccanismi di retroazione, sono necessarie tre componenti:

  1. un recettore in grado di captare le variazioni del mezzo interno;
  2. un centro di integrazione e controllo che interpreta i segnali dei recettori e regola le risposte;
  3. un meccanismo effettore cui è affidato il compito di produrre le risposte (azioni) necessarie al ripristino delle condizioni ottimali tipiche dell’omeostasi.

I principali processi vitali  che regolano l’omeostasi corporea del l’organismo sono legati al valore del pH. Il pH dei fluidi corporei deve essere stabile e leggermente basico. Se il pH è costantemente acido, significa che l’organismo non è più in grado di compensare e auto-compensarsi, con il conseguente accumulo di tossine acide e con perdita di sostanze basiche:  sodio, magnesio e calcio, minerali fondamentali per il metabolismo corporeo e per il mantenimento dei rapporti fisiologici dell’omeostasi corporea. Vedi acidità degli alimenti.

L’alterazione acida del pH corporeo si manifesta con sintomi più o meno gravi e più o meno dolorosi, causati dallo sviluppo di tossine acide. Il mantenimento dei valori del pH fisiologico, leggermente alcalino, è la condizione basilare per un funzionamento fisiologico regolare del- l’organismo favorito da un’appropriata alimentazione con l’apporto di sostanze basiche (sali tampone) tipo i carbonati, bicarbonati, citrati e fosfati ecc. e con il riordino della flora batterica intestinale.

 L’eccesso di equivalenti acidi nella dieta e nel metabolismo  è regolato dai reni ed eliminato con urine più acide.


[1] Walter Cannon (1871-1945). fisiologo statunitense. Gli si devono importanti studi sulla fisiologia dell’apparato digerente (fu anche il primo a interpretarne radiograficamente la fisiopatologia), e in particolare sull’attività motoria (omeostasi) dello stomaco e dell’intestino (Mechanical Factors of Digestion, 1911). Studiò inoltre il meccanismo delle emozioni, ipotizzando per primo l’esistenza di un “centro delle emozioni” nell’ipotalamo.

[2] Claude Bernard (1813 –1878) fisiologo francese.

I sovraccarichi[1]

Si definiscono sovraccarichi gli scarti metabolici che vengono riversati nel sangue e nella linfa e sono di due tipi, definiti:

  1. mucosi, sostanze di natura colloidale o colle;
  2. acidosi, sostanze cristalloidi.
  1. Sovraccarico mucoso o di sostanze colloidali

In particolare le sostanze colloidali, mucose, sono residui del metabolismo proteico e lipidico (v. fig. 1), sono costituiti da sostanze aromatiche derivanti dal metabolismo delle proteine. Sono sostanze insolubili nei liquidi organici e nel sangue e provocano una iperviscosità  sanguigna.

Vengono drenate da emuntori specifici come il fegato e l’intestino.

Il sovraccarico di mucosi o colloidale non si manifesta con disturbi dolorosi e infiammatori, ma con disturbi caratterizzati da una  sintomatologia escretiva: catarro bronchiale, bronchite, leucorrea, eczema. Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico roso-marrone sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello.

  • Sovraccarico acidosico o di sostanze cristalloidi

Sono residui del metabolismo dei carboidrati e proteine. Sono costituiti da acido ossalico, acido piruvico e acido urico (v. fig 1). In caso di disequilibrio omeostatico, l’organismo tende a ripristinare i valori che determinano l’omeostasi e il suo gradiente di acidità corporea, producendo sostanze tamponanti (p. es. fosfato di calcio e fosfato acido di calcio), prelevando dal tessuto osseo e cartilagineo i componenti di calcio e fosfato, determinando, quindi, un depauperamento del tessuto osseo.

Nel sovraccarico di acidosi da acido urico, prevale un’alimentazione ricca di carni e proteine animali, con conseguente aumento dell’acido urico ematico con tropismo articolare e conseguenti disturbi dolorosi infiammatori con gotta, artrosi articolare.

Proprietà riservata – È vietata la riproduzione senza esplicita autorizzazione dell’autore – Legge 22 aprile 1941, n. 633

Il sovraccarico colloidale da acido piruvico si ha quando prevale un’alimentazione ricca di grassi che produrrà un eccesso di acido piruvico nel sangue, conseguente anche ad una carenza di enzimi, vit. B1 e Mg.

In questo tipo di sovraccarico, si avrà un tropismo specifico per i componenti del  sistema nervoso, nervi e guaina mielinica, con spasmofilia, tremori, irritabilità e nervosismo.

Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico giallo-rossastro sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello.

Il sovraccarico colloidale da acido ossalico si ha quando prevale un’alimentazione ricca di carboidrati, in particolare di zucchero raffinato, la cui fermentazione produce acido ossalico. In particolare questo sovraccarico produrrà, disbiosi intestinale con malassorbimento e disturbi gastro-intestinali, digestivi e diarrea. Si evidenziano nell’iride con un sovraccarico giallo.arancio sull’area stomaco-intestino del secondo e terzo anello.


[1] Argomenti tratti dal testo: Carbone R. Reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. Rivisitazioe del concetto di intolleranze  alimentari. Di Buono edizioni, 2015.

I sovraccarichi mucosi colloidali e acidosi cristalloidi sono definizioni utilizzate in naturopatia ed in particolare per definire alcuni stati patognonomici dell’iride in iridologia. 

Il sistema emuntoriale[1]

Gli emuntori, oltre alle funzioni metaboliche e di eliminazione,  sono deputati al mantenimento dell’omeostasi corporea, mediante la regolazione dell’equilibrio acido-basico  dei liquidi organici, intra ed extra cellulari.

Gli emuntori, si dividono in principali e secondari (v. fig. 2), essi intervengono nella regolazione dell’omeostasi corporea dei liquidi organici all’eliminazione di scarti mucosi o colloidali.

Emuntori principali sono: fegato, cistifellea, intestino, rene e vescica. Svolgono funzioni fondamentali del metabolismo legate alle funzioni di digestione, separazione e assimilazione degli alimenti.

Emuntori secondari sono: le vie respiratorie, le mucose dell’apparato ORL, il polmone, la pelle, le ghiandole sudoripare e sebacee e, nella donna, la mucosa uterina. Hanno funzioni di regolazione e integrazione

del sistema emuntoriale principale e contribuiscono alle funzioni di eliminazione di superficie (bronchi e pelle) e di metaboliti volatili. 

La pelle fra tutti gli emuntori è polivalente, in quanto è indicata per la eliminazione di acidi con la sudorazione e di muco o sebo attraverso le ghiandole sebacee.

I polmoni eliminano muco, catarri e polveri, mentre i reni, che rappresentano i filtri del corpo umano, eliminano l’eccesso di acidi e cristalli.

L’apparato digestivo elimina le tossine mucose, attraverso le secrezioni liquide come la saliva, la bile e i succhi digestivi.

Il fegato è l’ emuntorio principale: filtra il sangue  alla velocità di un litro al minuto, che afferisce attraverso il ciclo entero-epatico. Le tossine prodotte a livello intestinale giungono al fegato per essere rielaborate ed escrete come cataboliti.

Per finire, la mucosa uterina, nella donna, costituisce un emuntorio secondario ed interviene a compensare eventuali insufficienze dell’emuntorio intestinale.

Durante la malattia, spesso, gli emuntori sono chiamati a sopperire eventuali disfunzioni e, quindi,  sollecitati ad un  iperfunzionamento, quindi: se l’emuntorio interessato è l’intestino provocherà una diarrea, se è la pelle si avrà una ipersudorazione. Successivamente si manifesterà, una fase di ipofunzionamento stabilizzante, nel senso che i residui catabolici, creando un ingorgo nell’ emuntorio, cercano una via alternativa per fuoriuscire dall’organismo.

Quando tutti gli emuntori principali sono saturi si passerà ai secondari che, a loro volta, si sovraccaricheranno; tale sovraccarico verrà compensato da disturbi delle mucose a carattere espulsivo: leucorrea, rino-sinusiti, tonsilliti, vaginiti o una eccessiva lacrimazione.

Successivamente, quando anche gli emuntori secondari sono eccessivamente impegnati, si riattivano gli emuntori primari favorendo conseguenti patologie del tipo: colite, enterite, cistite, eczema essudativo, bronchite.

Se la patologia avrà un decorso prolungato, il corpo chiederà agli stessi emuntori ipofunzionanti un lavoro che non potranno sopportare e, di conseguenza potrebbero lesionarsi, cronicizzando la sintomatologia: le bronchiti diventeranno croniche, le coliti diventeranno ulcerose, generalmente accompagnate da perdita di sangue.

Infine, quando  gli emuntori non hanno sufficiente capacità di eliminazione, le tossine e metaboliti non eliminati si depositeranno nel tessuto linfatico e connettivo creando formazioni di ascessi, cisti, e fistole, in tal caso sarà utile intervenire col drenaggio e l’impiego di gemmo-derivati.

Proprietà riservata – È vietata la riproduzione senza esplicita autorizzazione dell’autore – Legge 22 aprile 1941, n. 633

Bibliografia di riferimento

  1. Carbone G., Carbone R. Di Tolla D. Reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. Rivisitazione del concetto di intolleranze alimentari. Dibuono edizioni srl, Villa d’Agri (PZ), 2015.
  2. Carbone Intolleranze alimentari tra presente e  futuro.  Reattività individuali agli alimenti e alle sostanze chimiche. Aldenia Edizioni, Firenze 2018. ISBN: 9788894842364

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