Cos’è l’Omotossicologia

L’Omotossicologia si sviluppa in Germania tra gli anni ‘30 e ‘50, grazie all’intuizione del Dr. Hans Heinrich Reckeweg (1905-1985); medico clinico, omeopata e musicista.

L’Omotossicologia rappresenta uno sviluppo innovativa dell’omeopatia, con un suo propria dottrina teorica, metodologica e una sua caratteristica strategia terapeutica.

L’etimologia del termine omotossicologia, nasce dalla sintesi della definizione di  omeopatia antiomotossica:  studio degli effetti delle tossine sull’uomo e relativo trattamento omeopatico.

https://www.studiovecchidevecchi.it/it/terapie-integrative-omotossicologia/

Secondo l’omotossicologia lo stato di salute è interpretato come omeostasi dinamica, la malattia è valutata come espressione della lotta dell’organismo che tende ad eliminare le omotossine ( stressori ) che hanno superato la soglia dì allarme.

Costituisce una sintesi fra la medicina organicistica allopatica e quella vitalistica omeopatica. Si prefigge lo scopo d’interpretare i fondamenti hahnemanniani alla luce delle nuove conoscenze scientifiche della Biochimica, dell’Immunologia e dell’Enzimologia. Utilizza sostanze organiche di derivazione metabolica cellulare in associazione con sostanze omeopatiche, allo scopo di eliminare dall’organismo le tossine (omotossine) non sufficientemente drenate dagli organi emuntori (reni, fegato, pelle, intestino).

I principi dell’Omotossicologia

L’Omotossicologia o medicina antiomotossica, studia i fattori tossici organici deputati allo sviluppo di una malattia e identifica nelle “omotossine” la causa eziologica di alcune malattie.Nel 1957 Reckeweg pubblica il trattato: Homotoxine und Homotoxikosen. Grundlagen einer Synthese der Medizin (Omotossine e Omotossicosi. Fondamento per una Sintesi della Medicina), in cui egli descrive le sostanze tossiche per l’uomo (omotossine), che sono la causa materiale dello stato di malattia (omotossicosi).

Le omotossine possono essere acquisite dall’organismo o prodotte dal suo metabolismo, pertanto si distinguono in esogene (da batteri, virus, tossine alimentari, fattori di inquinamento ambientale, ecc.) ed endogene (prodotti intermedi del metabolismo protidico, glucidico e lipidico, costituiti da cataboliti intermedi non completamente metabolizzati in cataboliti finali idonei per l’eliminazione attraverso le vie emuntoriali dell’organismo). (vedi fig. 2)

Figura 2

L’organismo umano attraverso i meccanismi di autodifesa, neutralizza le omotossine attraverso l’espulsione o le deposita a livello di tessuto connettivo, sotto forma di omotossoni atossici che sono residui della detossificazione endogena.

L’omotossone si ottiene dalla reazione di due omotossine tra di loro o di una omotossina con una sostanza atossica. L’omotossone non è tossico, è un intermedio catabolico, reso atossico in attesa di essere eliminato per le normali vie emuntoriali.

Scopo dell’omotossicologia è quello di liberare l’organismo da fattori tossici ed evitare che l’accumulo e la permanenza di eventuali residui tossici, a livello tissulare, possa causare e alimentare la malattia; come mezzo terapeutico primario, l’omotossicologia, utilizza la detossificazione, depurazione e il drenaggio tossinico per ripristinare le funzioni organiche e metaboliche.

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