L’intolleranza al lattosio è un fenomeno mondiale descritto già da Ippocrate nel 400 a.C., ma i sintomi clinici sono stati riconosciuti solo negli ultimi 50 anni. Circa il 70% della popolazione mondiale ha una carenza di Lattasi in età adulta, enzima implicato nella scissione del lattosio in galattosio e glucosio. Tuttavia non tutti sono intolleranti al lattosio, poiché la tolleranza è influenzata da fattori nutrizionali e genetici. L’intolleranza al lattosio è dovuta all’incapacità di digerire correttamente il lattosio, lo zucchero contenuto nel latte, causata da una insufficiente presenza dell’enzima lattasi. È un disturbo molto diffuso in Italia e coinvolge almeno il 54% degli italiani di cui il 52% al nord, il 19% al centro, il 41% al sud e l’85% in Sardegna. Può essere di origine genetica, e dunque comparire già dall’infanzia, oppure manifestarsi in età adulta.
Come si sviluppa l’intolleranza al lattosio
Il disturbo prende origine nell’intestino tenue, in cui il lattosio essendo un disaccaride che per essere correttamente digerito dall’organismo deve prima essere scomposto nei due zuccheri semplici che lo compongono: galattosio e glucosio. Questa separazione avviene nell’intestino tenue per azione dell’enzima lattasi, che ha il compito principale di scindere il lattosio in galattosio e glucosio. In carenza e/o assenza di questo enzima lattasi, il lattosio non viene digerito, scisso e riconosciuto per essere metabolizzato ed eliminato. Pertanto resta a fermentare nel lume intestinale.
Il lattosio è uno zucchero; della categoria disaccaride, ovvero di uno zucchero formato da due altri zuccheri, chiamati monosaccaridi costituiti dal D-glucosio e dal D-galattosio legati tra loro da un legame beta, 1-4 glicosidico.
Il lattosio è lo zucchero principale del latte di mucca, capra, asina oltre che del latte umano. La sua funzione è molto importante nei bambini in fase di crescita dal momento che il D-galattosio è implicato nella formazione delle strutture nervose, mentre il D-glucosio è coinvolto nel ciclo di Krebs, che regola i processi metabolici più importanti dell’organismo attraverso la respirazione cellulare. Il lattosio per essere riconosciuto e metabolizzato dall’organismo deve essere scisso in D-glucosio e D-galattosio attraverso una reazione di idrolisi, ad opera di un enzima che si chiama lattasi di cui l’intestino degli esseri umani è provvisto fin dalla nascita. In particolare, l’attività dell’enzima lattasi è assicurata durante il periodo di allattamento e diminuisce progressivamente dallo svezzamento in poi.
Negli individui adulti la lattasi si riduce o scompare completamente comportando la sindrome dell’intolleranza al lattosio. Questa variazione della presenza di questa enzima nell’organismo umano varia a seconda delle popolazioni. L’assenza o insufficienza di questa enzima fa in modo che il lattosio non venga idrolizzato completamente o parzialmente nei due componenti D-galattosio e D-glucosio. Il lattosio non metabolizzato che rimane intatto all’interno dell’intestino subisce processi fermentativi ad opera del microbiota e flora batterica intestinale che porta alla produzione di gas (idrogeno, metano ed anidride carbonica) e acidi grassi a catena corta.
Con quali sintomi si manifesta
Quando il lattosio e/o qualunque altro residuo alimentare non digerito, permane nel tratto intestinale, viene fermentato dalla flora batterica. Il processo di fermentazione, per osmosi, richiama liquidi nel colon e aumenta la produzione di gas, dando origine ai seguenti disturbi: meteorismo, flatulenza, gonfiore, dolori addominali, diarrea e/o stitichezza. Inoltre, possono manifestarsi nausea, mal di testa, spossatezza, stanchezza fisica, eritemi ed eruzioni cutanee. I sintomi si manifestano subito dopo aver mangiato alimenti contenenti lattosio, l’intensità dei sintomi cambiano da soggetto a soggetto, in dipendenza della gravità dell’intolleranza e dal tipo di pasto assunto.
Perché si diventa intolleranti al lattosio
L’intolleranza può essere genetica o acquisita. Nel primo caso l’organismo non è in grado di produrre enzima lattasi a sufficienza; il disturbo si manifesta in genere a partire dal periodo dello svezzamento. In alcune forme, molto rare, il neonato è completamente privo di lattasi e quindi manifesta i sintomi già quando viene nutrito con il latte materno. In tutti gli altri casi, invece, l’intolleranza al lattosio è acquisita o secondaria, e può insorgere a qualunque età. Può essere la conseguenza di patologie, lesioni e infiammazioni a carico dell’intestino o di terapie antibiotiche che inibiscono l’attività dell’enzima lattasi. In questi casi il problema è reversibile e può essere risolto con una alimentazione priva di lattosio e derivati del latte da 3 a 6 e reintroducendo gradualmente gli alimenti a base di latte e derviati.
Come si riconosce una intolleranza al lattosio
Il test più diffuso per accertare l’intolleranza al lattosio è il test del respiro o breath test. È un esame non invasivo che consiste nel valutare l’idrogeno nell’aria espirata dal soggetto prima e dopo la somministrazione di una dose di lattosio. Nel momento in cui lo zucchero del latte non viene digerito e inizia a fermentare, infatti, si ha un’iper-produzione di idrogeno: se il test rivela che l’aria espirata è eccessivamente ricca di questo gas, significa che è presente l’intolleranza.
Nutrizione e integrazione alimentare
Nei soggetti intolleranti al lattosio, sono consigliati l’assunzione di alimenti senza lattosio e l’uso di o9ntegratori contenenti enzimi a base di lattasi e piante che stimolano la funzione digestiva (Ginepro e.s. (Juniperus communis L: semi), Tarassaco e.s. (Taraxacum officinale W: radici), Cardo mariano e.s. (Silybum Marianum Gaertn.: frutto, 2% silimarina), e Alfa-galattosidasi).
Il lattosio assunto per via orale viene digerito nel digiuno ad opera della betagalattosidasi, un enzima secreto dall’intestino che libera glucosio e galattosio. La beta galattosidasi più importante è la lattasi, la quale secreta dalla mucosa del tenue presiede alla digestione del lattosio ingerito con alimenti, farmaci ed integratori, nei due monomeri che lo costituiscono: glucosio e galattosio.
Gli alimenti senza lattasi si ottengono aggiungendo ad essi la lattasi, enzima che idrolizza il lattosio all’interno degli alimenti stessi rendendoli non solo più adatti a chi è affetto da intolleranza al lattosio, ma anche più dolci a causa della presenza dei due monosaccaridi derivati dal lattosio. Evitare il latte vaccino e ovino, i formaggi freschi (mozzarella, certosa e quelli a pasta molle) e tutti i prodotti a base di latte (gelati, burro, creme, pane, prodotti da forno, cioccolato al latte, ecc…).
Mentre possono essere assunti i formaggi stagionati (grana, parmigiano, provolone e pecorino) in genere non danno problemi poiché il processo di stagionatura dei formaggi riduce notevolmente il lattosio, che quindi nel prodotto finale è ridotto o quasi inesistente.
In alternativa si possono consumare latti privi di lattosio e prodotti caseari arricchiti da Lactobacillus acidophilus (un batterio che digerisce il lattosio) oppure a base di lattasi o lattosio predigerito. Consultare l’etichetta degli alimenti, perché il lattosio è spesso usato come additivo negli insaccati, affettati, purè, sughi, dado da brodo, alimenti in scatola e altri prodotti confezionati. Anche alcuni medicinali possono contenere lattosio, come pure i granuli omeopatici.
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