I casi di epatite colestatica, rilevati in seguito ad assunzione di integratori a base di Curcuma, il Ministero della Salute ha reso noto che “sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale”.
Si sono concluse indagini sugli integratori a base di curcuma
Il gruppo di esperti del Ministero della Salute e il comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale, ha stabilito che i 21 casi di epatite colestatica acuta registrati possono essere ricondotti a tre distinte cause: suscettibilità individuale, presenza di alterazioni preesistenti della funzionalità epato-biliare o interazioni con farmaci.

Risultati delle analisi
Le analisi effettuate sui prodotti correlati ai casi di epatite non hanno rilevato presenze di sostanze contaminanti o sostanze adulteranti da ricollegarsi a danni al fegato.
Indicazioni del Ministero della Salute
Gli integratori a base di curcuma e curcumina, in futuro, dovranno indicare sulle etichette, di questi prodotti, un’avvertenza che sconsiglia il consumo alle persone con alterazioni della funzione epato-biliare e persone con calcoli delle vie biliari. Inoltre, sulle confezioni, dovrà essere indicato l’invito a consultare il medico prima di utilizzare questi integratori in concomitanza all’assunzione di farmaci.
Comunicato del Ministero della Salute
Vedi il Comunicato del Ministero della Salute
“A seguito delle indagini condotte sui casi di epatite colestatica segnalati dopo l’assunzione di integratori alimentari contenenti estratti e preparati di Curcuma longa, e, in un caso, dopo il consumo di Curcuma in polvere, il gruppo interdisciplinare di esperti appositamente costituito e la sezione dietetica e nutrizione del comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale hanno concluso che, ad oggi, le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci.
Gli eventi segnalati hanno coinvolto preparati ed estratti di curcuma diversi tra di loro e si sono verificati dopo l’assunzione di dosi molto variabili di curcumina, anche se nella maggior parte dei casi il titolo di tale sostanza era elevato e spesso associato ad altri ingredienti volti ad aumentarne l’assorbimento.
Le analisi effettuate sui campioni dei prodotti correlati ai casi di epatite hanno escluso la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico.
Dall’esame dei dati della letteratura scientifica e dalle informazioni fornite dagli altri Stati membri, sono emerse segnalazioni di casi di epatiti acute ad impronta colestatica correlati all’uso di estratti di curcuma anche in altri Paesi.
Pertanto, alla luce di tali conclusioni, si è deciso di adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori in questione, volta a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico.
Per la curcuma in polvere, considerando la storia e le dimensioni del consumo come alimento, non sono emersi elementi per particolari raccomandazioni.
La situazione continuerà ad essere seguita con attenzione in relazione all’emergere di eventuali nuovi elementi o dati scientifici da considerare al fine di tutelare la sicurezza dei consumatori”.
“A seguito delle indagini condotte sui casi di epatite colestatica segnalati dopo elle indagini condotte sui casi di epatite colestatica segnalati dopo l’assunzione di integratori alimentari contenenti estratti e preparati di Curcuma longa, e, in un caso, dopo il consumo di Curcuma in polvere, il gruppo interdisciplinare di esperti appositamente costituito e la sezione dietetica e nutrizione del comitato tecnico per la nutrizione e la sanità animale hanno concluso che, ad oggi, le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti, anche latenti, della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci.
Gli eventi segnalati hanno coinvolto preparati ed estratti di curcuma diversi tra di loro e si sono verificati dopo l’assunzione di dosi molto variabili di curcumina, anche se nella maggior parte dei casi il titolo di tale sostanza era elevato e spesso associato ad altri ingredienti volti ad aumentarne l’assorbimento.
Le analisi effettuate sui campioni dei prodotti correlati ai casi di epatite hanno escluso la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico.
Dall’esame dei dati della letteratura scientifica e dalle informazioni fornite dagli altri Stati membri, sono emerse segnalazioni di casi di epatiti acute ad impronta colestatica correlati all’uso di estratti di curcuma anche in altri Paesi.
Pertanto, alla luce di tali conclusioni, si è deciso di adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori in questione, volta a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico.
Per la curcuma in polvere, considerando la storia e le dimensioni del consumo come alimento, non sono emersi elementi per particolari raccomandazioni.
La situazione continuerà ad essere seguita con attenzione in relazione all’emergere di eventuali nuovi elementi o dati scientifici da considerare al fine di tutelare la sicurezza dei consumatori”.
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